Traduci

i progetti


 blog in costruzione!!


2013: OCEANIA, Papua Nuova Guinea

SOSTENIAMO LA SPERANZA: programma di intervento della missione di Banz per la lotta all' HIV-AIDS
 
LA VITA DI KALEN


   
Suor Maria Regina corse trafelata alla mia capanna e quasi gridando mi disse: “vieni, padre, c’è bisogno d’aiuto”.
Mi infilai addosso la prima cosa che mi capitò sotto mano e corsi verso l’ambulatorio.
C’erano tante donne ad attendermi e tutte mi guardarono con occhi pieni di dolore.
Entrai nella piccola sala e trovai sul lettino una bambina quietamente addormentata, chiesi a Suor Maria Regina cosa potevo fare e lei mi disse guardando la bambina: “Aiutala a lasciare la sua terra e a raggiungere gli spiriti dei suoi antenati con il cuore leggero”. Suor Maria Regina è una donna forte, apparteneva alla tribù più feroce delle montagne della Papua Nuova Guinea, ora è diventata tenerezza piena.
Mi avvicinai alla piccola donna distesa sul lettino, sentivo la rabbia invadere ogni parte di me, non trovavo cosa dire. Le toccai le mani, aprì gli occhi e dolcemente mi sorrise.
Era Kalen, la bambina che scendeva a valle ogni settimana insieme alla mamma con la grande sacca sulle spalle, per vendere le patate dolci che la sua tribù coltivava lassù in alto, vicino al cielo.
Conoscevo la sua storia, sapevo del suo dolore, avevo partecipato alla sofferenza della sua tribù quando era stata rapita e violentata mentre cercava rifugio tra i filari delle piante del caffè, mentre intorno a lei scorreva il sangue della sua tribù attaccata da quella della valle. Kalen aveva avuto paura, aveva lasciato la sua sacca ed era corsa dove sperava di essere salva. Tra le piante colme dei frutti del caffè l’aveva trovato un uomo che le aveva offerto rifugio nella sua capanna.
Kalen fu ritrovata alcuni giorni dopo, abbandonata lungo il fiume Waghi, affamata, ferita e vilmente abusata per giorni e notti.
Fu portata all’ambulatorio della missione per essere visitata e medicata. Suor Maria Bernarda, l’infermiera, ci fece capire quello che Kalen aveva subito e ci chiese di pregare perché la bambina potesse superare lo shoc della brutalità subita.
Avevo sempre temuto per le bambine dei monti quando scendevano a valle per poter scambiare il loro raccolto con qualche scatola di pesce o degli indumenti usati.
Avevo sentito dei rapimenti delle bambine e delle violenze che subivano se venivano trovate sole a prendere l’acqua al fiume o la legna nella foresta.
Avevamo detto loro di stare attente, di non allontanarsi troppo, di non fidarsi di persone che non conoscevano, ma l’imprevisto aveva portato Kalen lontana dagli altri, in balia della bestialità.
Kalen era tornata al villaggio, dalla sua tribù, aveva ripreso la vita di sempre, ma un male si stava impossessando di lei senza che lei se ne accorgesse.
La mamma l’aveva portata a valle, da Suor Maria Bernanda, per farla visitare. Erano trascorsi tre anni dall’aggressione subita. La suora aveva capito subito di cosa si trattava, aveva fatto le analisi e il risultato era stato che Kalen era stata infettata dal virus dell’HIV durante la violenza subita.
Le suore l’aveva tenuta con loro, non era tornata alla sua tribù dei monti. L’avevano curata con tutte le medicine che avevano, ma era tardi. Nel tempo che Kalen era rimasta alla missione era diventata cristiana, aveva accettato di perdonare chi gli aveva trasmesso il virus della morte.
L’avevo battezzata con il nome di Maria Goretti, le avevo raccontato la storia della piccola ragazza italiana che era stata uccisa per difendere la sua verginità. Le avevo detto che ora anche lei era una santa.
Quella sera Kalen dopo che ebbe ascoltato il Vangelo che diceva: “Il Regno dei cieli è fatto per i bambini”,  si addormentò nel Signore con la sicura speranza che Gesù l’avrebbe risvegliata per farla ancora correre lietamente tra le montagne della sua tribù, dove l’uccello del paradiso vola libero e felice, dove gli alberi sono tra cielo e terra, dove la sua casa è sulla cima più alta dell’albero più bello della foresta.
Si addormentò sicura che i suoi antenati l’attendevano per farla diventare spirito dell’acqua del fiume, delle rocce possenti che danno il fuoco, degli alberi che danno frutti e sostegno alle loro capanne, della sua tribù perché avesse forza, del suolo perché producesse spontaneamente le patate dolci, dei guerrieri perché cacciassero il cinghiale quando la sua tribù celebrava la gioia di essere libera.
Vicino a quel lettino dell’ambulatorio di Banz, Suor Maria Regina, Suor Maria Bernarda ed io facemmo una promessa: andare sulle montagne, tra le tribù dei monti, ad informare, aiutare e curare tutte le persone che inconsapevolmente, o a causa di violenze, erano state infettate dal virus dell’HIV/AIDS.
Sapevamo che lo spirito cattivo stava distruggendo le persone più innocenti della terra, sapevamo che nessuno aveva parlato loro dello spirito malvagio dell’HIV/AIDS, sapevamo che era tempo di proteggere le nuove generazioni, sapevamo che era tempo per tutta la missione di intraprendere un nuovo impegno: portare la vita dove lo spirito infame di questo male stava distruggendo l’esistenza di un popolo che era vissuto nell’innocenza fino quando la cupidigia e la viltà dell’occidente non l’aveva scoperto e degradato.
Abbiamo già cominciato ad andare su per le montagne portandoci appresso gli strumenti per fare le analisi, per cercare e trovare dove è già arrivato lo spirito maligno del virus dell’HIV/AIDS, ma siamo ancora tanto lontani dal raggiungere tutti.
A voi chiediamo di aiutarci a salire le montagne, a darci la possibilità di informare le popolazioni, che vivono lassù, del male che sta serpeggiando tra loro, a scovare questo nemico mortale, ad isolarlo, a mettere le mamme in grado di non trasmettere l’infezione ai propri figli.
A Voi chiediamo di aiuatarci a portare la vita dove si sta insinuando la morte.
Voi potete aiutarci a compiere la missione per cui siamo stati mandati ai confini della terra: Dare la vita, una vita abbondante a tutti in nome di Gesù Cristo.
Vi stendiamo la mano perché senza il vostro contributo non riusciremo mai a fare quello che Dio vuole: Portare la vita dove si è insinuata la morte.
                                                                                                                      don Ciro Biondi



2012: ASIA, Filippine





2012: AFRICA, Eritrea






2011: AFRICA, Tanzania



2010: ASIA, Hassam



2009: AMERICA LATINA, Bolivia




Vangelo senza confini
L'estate di Missio SS. Salvatore pro Bolivia
Novembre 2009





“Buona sera a tutti voi e soprattutto grazie per essere qui, per questa serata a favore della Bolivia, un’iniziativa promossa da Missio SS.Salvatore insieme alla “Compagnia teatrale Casalese” diretta dal Prof. Giovanni Tiberio”
Iniziava così la presentazione di una delle tre attività a sostegno del progetto Guarderia.
“Missio è una delle opere della
Chiesa cattolica per le Missioni che ha come finalità il coinvolgimento degli adolescenti e dei giovani all’unica missione universale della Chiesa: annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Quest’apertura missionaria, specifica per i giovani, da una parte diventa occasione per entrare in contatto con la ricchezza culturale dei popoli a cui si porta il vangelo, dall’altra possibilità di cogliere le difficoltà nel loro sviluppo sociale.
Gesù confermava la sua parola con le opere e questo da sempre è lo stile della Chiesa istituita per continuare la sua opera.
 In quest’ottica Missio di Casalbordino ha sostenuto – negli ultimi tre anni, da quando è stato voluto da don Silvio - progetti legati alla promozione dei bambini dell’Asia, dell’Africa, dell’Oceania, così anche quest’anno propone attività a sostegno dell’ America Latina, in particolare della Bolivia per la realizzazione della “Guarderia”, una casa per bambini piccoli (l’equivalente del nostro Nido …) dove possano trascorrere parte della loro giornata, nella città di Cochabamba nella zona 21 septiembre, una zona periferica a sud, in continua crescita perché le famiglie dell’altopiano cercano sussistenza vicino alla città.. La Guarderia fondamentalmente è di aiuto alle mamme di questi bambini che grazie ad una suora italiana, Suor Bruna Pierobon hanno messo su una cooperativa dal nome: “Gruppo “Artesanal” di mamme.

Cosi hanno detto di loro, queste mamme:
“Il nostro gruppo è solidale con gli altri. Il lavoro ci unisce e ci aiuta a migliorare la nostra vita familiare e noi non vogliamo perdere quelle tradizioni e conoscenze che ci sono state trasmesse dalle nostre mamme e dalle nostre nonne. Ci impegniamo ad essere sincere tra noi, a cercare di conoscerci e accettarci con rispetto.
Il nostro lavoro di artigianato è una ricchezza che vogliamo valorizzare e proteggere per il nostro futuro di donne boliviane. La realizzazione del lavoro di artigianato è una opportunità per non uscire dalla nostra terra, lasciare soli i figli e non seguirli nel loro studio e nei loro giochi. Le necessità aumentano giorno dopo giorno e per poter garantire una vita serena e un po’ di sicurezza economica abbiamo bisogno di lavorare.
Chiediamo un contributo economico per
iniziare questa attività artigianale di tessitura di borse, portamonete, piccoli tappeti e altro ….cominciando con un piccolo capitale.
Siamo un gruppo di quasi trenta mamme desiderose di cambiare degnamente la nostra vita familiare e sociale. Ci impegniamo a rispettare quanto abbiamo deciso e ad essere capaci anche di aiutarci nelle difficoltà. Speriamo in una risposta positiva.

Il Prof Giovanni Tiberio da tempo mi aveva espresso il suo desiderio di collaborare alle nostre iniziative e di farlo proprio con la Compagnia teatrale casalese e cosi è nata l’idea di questa serata. Grazie sinceramente a lui e a tutte le persone della sua compagnia, per la disponibilità a consacrare parte del loro tempo per questo progetto. Grazie, perché lavorando insieme ci si sente sostenuti nel tendere ad una giusta causa che non sempre è così facilmente condivisa. Grazie perché davvero l’unione fa la forza…nel raccogliere frutti più abbondanti.
Sr Bruna Pierobon presentandoci questo progetto di aiuto, iniziava così la lettera, in un invito a saper condividere le attese dei meno fortunati :
Martin Luther King diceva: “quando a sognare si è in molti, il sogno diventa realtà”.
LE ALTRE DUE ATTIVITA’ DI TIPO CULTURALE PER LA CONOSCENZA DI ALCUNI ASPETTI DELLA BOLIVIA E DI ALTRI PAESI DELL’ AMERICA LATINA, SONO STATE LA MOSTRA FOTOGRAFICA SULLA COLTIVAZIONE DEL CAFFE’ E DEL CACAO AFFIANCATA DALLA VENDITA DEI PRODOTTI PROVENIENTI DA QUESTI PAESI E LO SPETTACOLO DEL GRUPPO MESSICANO QUETZALCOATL , FIRE AND PERCUSSION
(Dai contrasti del buio e della luce, del rumore e del suono, della natura e dell'uomo nasce la vita, seguendo il ritmo primigenio del respiro e del battito del cuore. Il battito si fa percussione, energia che si sprigiona come una pulsazione attraverso le proposte di questi artisti messicani che riescono ad esprimere la forza della propria terra e il legame con le radici di una cultura che non ha la nostra lingua, ricercando un linguaggio universale fatto di forme e suoni.)
                                                                                                                         
Da: Bruna Pierobon
Inviato: mer 09/09/2009 19.59
A: rosannamoretti at alice.it
Oggetto: grazie
Carissimi amiche ed amici,
non conosco i vostri volti, però conosco la vostra generosità ed il vostro desiderio di essere dentro alla realtà della nostra missione.
GRAZIE per la fiducia dataci nel credere al nostro servizio in terra di Bolivia.
La missione è una risposta al nostro battesimo e per questo tutti dobbiamo essere missionari dove la provvidenza ci invia.
Mille GRAZIE per la vostra generosa offerta  a favore della Guarderia.
Sono rientrata in Bolvia da quasi un mese e non mi sembra di essere mai stata assente.
Gli impegni sono tanti, ma vale la pena viverli bene.
UN GRAZIE di cuore a tutti i collaboratori e alla comunità di Casalbordino.
Una preghiera reciproca
Mi impegno a rimanere in contatto con voi.
Un saluto a tutti e GRAZIE di cuore.
Brunahermana



2008: AFRICA, Burkina Faso

Nessun commento:

Posta un commento